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Appendice 7 : Quell'unico disegno che lega strettamente Piazza Fontana, Brescia e l'Italicus

 

 

 

 

 

 
 
Appendice 7 : QUELL'UNICO DISEGNO CHE LEGA STRETTAMENTE PIAZZA FONTANA, BRESCIA E L'ITALICUS

 

 

Dalla bozza di relazione finale, intitolata Il terrorismo, le stragi e il contesto storico politico,presentata nel dicembre 1995 dal Presidente della Commissione Stragi, Giovanni Pellegrino, nella XII^ e XIII^ Legislatura. La relazione riprende l'analisi che conclude il capitolo sulle stragi che cadono nel periodo che storici, studiosi e giornalisti definiscono più propriamente della "Strategia della tensione", e cioè dall'estate del 1969 all'estate del 1974.

 

"L'analisi specifica del periodo ha già portato la Commissione Stragi ad affermare in termini di ragionevole certezza che nel periodo 1970 e 1974 furono attivi una pluralità di gruppi eversivi di ispirazione ìdeale anche in parte diversa, la cui azione convergeva operativamente nel tentativo di determinare un pronunciamento militare o comunque una involuzione autoritaria delle istituzioni dello Stato; una convergenza operativa che ebbe le sue punte estreme nel tentativo di golpe del dicembre del 1970 e nei progetti degli anni 1973-1974. Tra i due momenti è dato tuttavia cogliere una differenza significativa: nel primo caso si è in presenza di un tentativo vero e proprio di golpe militare, ancorché rapidamente rientrato, perché arrestatosi nella sua fase iniziale; nel secondo caso invece ciò a cui si tendeva attraverso una forte pressione di apparati istituzionali militari era la proclamazione di una Repubblica presidenziale, ancora di carattere formalmente democratico, ma con un forte restringimento dei diritti civili e degli ambiti di libertà individuale e sindacale. Nel primo caso erano quindì illeciti sia i mezzi sia i fini; nel secondo caso invece il fine era almeno apparentemente legittimo, ma i mezzi ancora indubbiamente illeciti. Sono affermazioni cui la Commissione giunge utilizzando esclusivamente acquisizioni dotate del carattere della certezza o almeno della forte probabilità; e ciò in coerenza con le analisi largamente prevalenti nella pubblicistica e nella storiografia contemporanea che si sono occupate del periodo.
Gli attentati di tipo stragista, in tale contesto, furono messi in atto con mezzi assolutamente adeguati - e forse indispensabili - al fine di determinate un clima di forte tensione politica, che giustificasse l'intervento militare o comunque una fora richiesta sociale d'ordine e di involuzione autoritaria delle istituzioni.
Molti attentati ormai disvelati sono riconducibili in termini di certezza a tale progetto eversivo anche per quanto concerne l'accertamento giudiziario delle singole responsabilità. Per altri episodi (e in particolare le tre grandi stragi insolute che tragicamente segnarono il periodo) non si è raggiunta

 

 

 

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ancora una prova giudiziaria di individuali responsabilità: e tuttavia della loro riferibilità al medesimo contesto non sembra ragionevole dubitare e non soltanto perché si tratta di avvenimenti con quel contesto assolutamente coerenti e dei quali non è possibile fornire ricostruzioni alternative che abbiano i requisiti della ragionevolezza e della credibilità. Decisiva è infatti la pluralità di consonanze che legano i tre episodi tra loro ed insieme al contesto. Infatti il segmento temporale che si conclude con la strage dell'Italicus concentra in modo particolarmente significativo i ruoli primari di soggetti, gruppi e settori di apparati di sicurezza, ricorrentemente collegati tra loro si da connotare con valenza fortemente strategica il succedersi degli episodi. Negli anni successivi le modalità e gli obiettivi intermedi dei fatti di eversione si fanno pìù sofisticati, e comprenderanno una presenza e un'incidenza tattica nelle vicende giudiziarie relative all'accertamento delle responsabilità dei singoli episodi del periodo anteriore. Deve ora essere precisato in quali limiti alla unitarietà del contesto descritto non corrisponda probabilmente una unicità di disegno operativo. Sembra infatti possibile affermare, allo stato ancora parziale delle acquisizioni, che la convergenza operativa tra i vari gruppi eversivi (anche la diversità dei loro referenti istituzionali all'interno dei vari apparati), non sia stata caratterizzata da totale consonanza, apparendo invece segnata anche da momenti di antagonismo o di condizionamento reciproco. Ciò anche in ragione di una piena identità di obiettivi, ed insieme del fatto che, nel convulso succedersi degli eventi, alcuni soggetti sembrerebbero essersi attivati dapprima in funzione di un obiettivo e, successivantente, in funzione di obiettivi parzialmente diversi, con mutamenti di campo che dovettero necessariamente attivare tensioni interne e contrasti. Esemplare in tal senso può ritenersi l'imputazione elevata dall'ordinanza sentenza del 3 agosto 1994 dal G.I. Grassi nei confronti di ufficiali appartenenti al servizio militare di informazione (Maletti, Labruna, D'Ovidio, Mannucci, Nobili, Musumeci, Belmonte) e a Licio Gelli, per essersi illecitamente attivati, unitamente ad altri militari, ed esponenti politici di governo e neo fascisti per mutare, dapprima in senso autoritario e illiberale e poi in forma repubblica presidenziale la Costituzione dello Stato. Due linee di tendenza appaiono già infatti chiaramente ravvisabili: la prima pienamente golpista, la seconda tendente invece, sia pure con mezzi illeciti, a determinare un'evoluzione presidenziale della Repubblica al di fuori dell'ordinato dispiegarsi delle dinamiche politiche neIle forme previste dall'ordinanamento giuridico.
Sono linee di tendenza che possono ragionevolmente ritenersi compresenti anche all'interno dei medesimi episodi. Cosi, ad esempio, il tentativo di golpe di dicembre del 1970 può ritenersi ragionevolmente voluto in una prospettiva golpista, ma ispirato in una prospettiva minore e diversa, in cui era implicito sin dall'inizio l'íntento di una desistenza quasi immediata. All'interno di tali complesse dinamiche, già intuibili su solide basi, ma ancora pienamente chiarite, la riconducibilità

 

 

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delle tre stragi insolute al medesimo contesto unitario lascia aperto lo spazio ad una alternativa: e cioè che le stesse (in particolare quella di Piazza Fontana) siano state strumentali alla determinazione di una situazione di tensione sociale favorevole al golpe militare; ovvero che le stesse (e in particolare quelle del 1974) abbiano costituito, all'interno della dinamica dei gruppi eversivi, un momento di contrasto alla tendenza di abbandono della prospettiva più dichiaratamente golpista.

 

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