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La culla delle stragi
 

La vecchia signora credeva che fossero mortaretti e cominciò a battere le mani ridendo. Per alcuni secondi continuò ad essere allegra dentro di sè.

Le alture intorno erano piene di ginestre, di ginestre gialle ma la Pizzuta e la Cumeta apparvero tra la polvere come angeli custodi silenti e smarriti. La vecchia signora trasformò il suo sorriso in un ghigno di terrore. Un mulo cadde con il ventre all'aria e il vestito bianco di Vincenzina La Fata di sette anni si arrossò all'improvviso di sangue. La polvere si levava a spruzzi come se il vento avesse preso a danzare.

La gente, cadeva in silenzio e i cavalli, in preda al terrore, travolgevano uomini e donne. E ancora quel rumore di mortaretti.

La carneficina durò un paio di minuti. Alla fine un silenzio carico di paura scese sulla piccola vallata. Il fiume Jato riprese a far udire il suo suono liquido e leggero.

Era il 1° Maggio del 1947 e a Portella della Ginestra si era appena compiuta la prima strage dell'Italia repubblicana. Quel giorno morirono undici persone, due bambini e nove adulti. Altri ventisette rimasero feriti. Quel giorno era salito sul "sasso di Barbato" Giacomo Schirò, calzolaio di San Giuseppe Jato, segretario della sezione socialista. Quell’eccidio di uomini, donne, bambini, poveri contadini comunisti e socialisti era avvenuto all'indomani di una grande vittoria ottenuta dal Blocco del Popolo, una lista formata da PCI e PSI, alle elezioni amministrative regionali, le prime per l'Assemblea siciliana.

Che a sparare dalle alture sulla gente fossero stati gli uomini di Salvatore Giuliano, mafioso di Montelepre, paesino sulla strada che porta da Palermo a Trapani, gli italiani lo sapranno solo quattro mesi dopo, nell'autunno del 1947.

Ettore Mesana, capo dell'ispettorato di pubblica sicurezza in Sicilia, lo seppe invece poche ore dopo la strage. Ma nè lui, nè gli altri funzionari statali, uomini politici di livello nazionale, con impegni nel governo del Paese, lo diranno mai. Esattamente quello che altri uomini dello Stato faranno, fini ai giorni nostri, per coprire connivenze e responsabilità di atti criminali perpetuati in Italia dal 1947 ad oggi.

Ma la selva dell'intreccio politico-criminale non é insondabile come in

genere si crede. Esiste un'impressionante quantità di dati, documenti e

sentenze che riesce a collegare in un quadro coerente la storia italiana

(e non solo) del dopoguerra e del terrorismo.
La distanza temporale degli episodi aiuta una ricostruzione storica dell'eversione, delle stragi irrisolte, di quel conflitto tanto sotterraneo quanto globale a cui sono state sacrificate in anni di stragismo, centinaia di vittime innocenti.