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Pronunciamento, intentona, golpe
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" Ma dottore, ancora queste storie?, così un alto funzionario della questura accolse il giudice che gli chiedeva di tirare fuori dall'archivio rapporti importanti sull'inchiesta, "e si prenda un bel caffè e non ci pensi più, è passato così tanto tempo ..... la gente poi, cosa vuole che ne sappia la gente, non sa nemmeno cosa significhi golpe".

 

Se la lingua italiana avesse per il termine "golpe", universalmente mutuato dallo spagnolo, le stesse sfumature di significato, probabilmente molti dei problemi di interpretazione politica degli avvenimenti del giugno-luglio del 1964, di quello dei più noti, non avrebbero avuto ragione d'essere. Gli spagnoli, infatti, distinguono all'interno del "golpe", riusciti colpo di stato militare, il "pronunciamento" che mira a trattare con la controparte, sia essa politica che militare; poi viene "l'intentona", a scopo di avvertimento per ottenere dei risultati politici; ed infine l' "alzamiento", la rivolta militare che ha come obiettivo quello di impadronirsi del potere.
Il concetto di "intentona" riassume bene la nuova attualità dei cosiddetti "misteri" perché chiarisce che non sono più tali. Anche se i "misteri d'Italia" non piacciono, evocarli provoca fastidio e rassegnazione: le storie sono troppo lunghe e aggrovigliate per riuscire a seguirle. Tuttavia, basterebbe un po' di pazienza per scoprire che in Italia, le "intentona" sono state ben sei: nel 1964, nel 1969, nel 1970, nel 1972 e due nel 1974: la "Rosa dei venti" e il "golpe bianco" di Edgardo Sogno. La stessa strage di piazza Fontana (Milano, 12 dicembre 1969), fu parte di questo "destabilizzare per stabilizzare".
"Già la gente", pensò fra sé il giudice, indeciso se continuare ad osservare la tazzina del caffè e ingerirne il contenuto, o andarsene, lontano dal quel funzionario con la coscienza un po' distratta.

 

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"Già la gente, e chi ricorda più l'ululare delle sirene, i gipponi della polizia a "carosello", e chi ricorda più i funerali, le donne vestite di nero, le corone dei fiori e i motociclisti davanti alle bare?" Il giudice andò via, scrollandosi di dosso quella superficialità presa di striscio, e pensò a quel mondo, quel mondo in bianco e nero, dove i colori sono scomparsi. Pensò a quel silenzio, quel silenzio irreale, rotto da grida e lamenti, che si impossessa del mondo dopo le sciagure. Egli pensò che non era giusto. Egli pensò di spezzare la dolce inerzia della rimozione.

 

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