In Piazza della Loggia si sta svolgendo una manifestazione indetta dai sindacati e dal comitato antifascista per protestare contro gli attentati da cui l'Italia è dilaniata. Brescia antifascista e partigiana scende in piazza per testimoniare l'estrema gravità della situazione: il movimento nazista Ordine nero, nato dopo lo scioglimento del fratello Ordine nuovo, lancia proclami di questo tipo: "Bisogna terrorizzare con le bombe gli antifascisti scatenare il terrore della strage, creare una situazione di violenza". Si confezionano e trasportano bombe ovunque.
Alle ore 10:12, in un cestino di rifiuti in uno degli angoli della piazza, scoppia la bomba con circa un chilo di tritolo mentre il primo oratore della giornata sta iniziando il suo intervento. Il boato si sente a diversi chilometri di distanza.
E' la terza strage in quattro anni, dopo piazza Fontana e la Questura di Milano.
Le vittime
Giulietta Banzi Bazoli 34 anni, Luigi Pinto 25 anni, Clementina Calzari Trebeschi 31 anni, Livia Bottardi Milani 32 anni,
Bartolomeo Talenti 56 anni, Vittorio Zambarda 60 anni, Euplo Natali 69 anni, Alberto Trebeschi 37 anni.
Non si chiamano vittime ma " CADUTI CONSAPEVOLI "
Queste righe non sono sufficienti per ricordare l'attività e l'impegno di Livia. La CGIL scuola, l'AIED, il circolo del cinema,proprio per i problemi politici, sociali e umani che proponevano, furono certamente i centri maggiori dei suoi interessi. Fra i vari documenti ritrovati, c'è una frase molto significativa che rivela di quanto sia stato profondo il suo contributo per le libertà civili:
"Esistiamo, quando prendiamo coscienza di noi e del mondo in cui lavoriamo "
Nella mozione della loro assemblea del 1 Giugno 1974, gli studenti di Giulietta hanno scritto: "Di fronte al tentativo di mistificare i connotati politici di questi caduti, facendoli passare per individui casualmente coinvolti nella strage, é necessario testimoniare l'impegno politico che li ha portati al sacrificio" ... I giovani sanno essere giudici attenti e sagaci.
Giulietta era così: non per nulla dietro la sua bara c'era una semplice bandiera rossa.
L'inchiesta giudiziaria
Vengono svolte 3 istruttorie. L'inchiesta appare condizionata, sin dal primo momento, dall'improvvisa decisione del vice questore (responsabile dell'ordine pubblico nella piazza) Aniello Diamare di far pulire immediatamente la piazza dalle autopompe dei Vigili del Fuoco. Il lavaggio
(operato prima ancora dell'arrivo sul posto del magistrato) porta alla dispersione dei reperti essenziali; il collegio peritale potrà stabilire solo in modo assai approssimativo la natura e la quantità dell'esplosivo impiegato. Tale insufficienza della perizia balistica avrà grande peso ai fini dell'esito processuale. La prima istruttoria si conclude con l'assoluzione per insufficienza di prove dei 30 imputati. Il principale imputato della strage, Ermanno Buzzi, non viene giudicato: viene ucciso nell'aprile 1981 nella casa circondariale dì Novara, dove era detenuto da sole 36 ore, da Pierluigi Concutelli (ex capo militare del Movimento Popolare Ordine Nuovo) e da Mario Tuti. Diverse persone coinvolte nell'inchiesta, come testi o come indagati, moriranno prima della fine del processo. Pierluigi Pagliai, imputato per reati minori, ferito dopo il suo "arresto" a La Paz, muore dopo alcuni giorni; Piero lotti, muore in un incidente stradale. Fugge, invece, dall'Italia Luciano Bernardelli il quale, aiutato da ufficiali del SID, va a raggiungere i camerati che hanno trovato ospitalità presso i colonnelli greci.
La seconda istruttoria viene aperta a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti. Nel 1985 lvano Bongiovanni (detenuto per reati comuni) svela il contenuto di confidenze avute da Angelo lzzo e Valerio Viccei (con quali divideva la cella). La pista seguita è quella che fa capo ad esponenti dell'estrema destra. Il teste ritratterà le sue dichiarazioni e accuserà i suoi compagni di cella di avergli fatto quelle dichiarazioni per depistare le indagini; tale ritrattazione comporterà il crollo della credibilità dei due, i quali avevano iniziato a collaborare con la giustizia.
L'istruttoria si chiude con l'assoluzione per insufficienza di prove di tutti gli imputati, tranne che per Cesare Ferri, Alessandro Stepanoff e Sergio Latini, assolti per non aver commesso il fatto.
La terza istruttoria sviluppa le indagini relative ai fatti per i quali era stata disposto uno stralcio dell'inchiesta. Si indaga sulle responsabilità di Marco Ballan, Giancarlo Rognonì, Bruno Luciano Berardelli, Fabrizio Zani, Marilisa Macchi e Guido Cecconi e si conclude con la dichiarazione di non doversi procedere neì loro confronti per concorso in strage. Rimane, invece, da svolgere l'istruttoria nei confronti di Guido Gianni, per il quale avrebbe dovuto chiedersi (da parte della Procura della Repubblica di Brescia alla quale il fascicolo era stato rimesso dalla Corte di Cassazione al termine del giudizio), per l'interrogatorio, la rogatoria intemazionale, essendo l'imputato, all'epoca dei fatti, detenuto a Buenos Aires. L'inchiesta nei suoi confronti è ancora aperta. A seguito delle dichiarazioni di Donatella Di Rosa e di suo marito, il tenente colonnello Aldo Micchittu, sono state, di recente, avviate nuove attività investigative.
Nel corso delle istruttorie sì verifica un tentativo di depistaggio compiuto dal SISMI. Il direttore del servizio Fulvio Martini trasmette alla Legione dei Carabinieri di Brescia una nota riguardante la strage di Brescia e relativa ad un' intercettazione telefonica (peraltro effettuata abusivamente dal SID) dalla quale si evince che la segretaria della locale associazione Italia Cuba avrebbe dichiarato che "della strage se ne era parlato sin dal giorno precedente". L'invio della velina comporta un arresto e la deviazione delle indagini particolarmente delicate in quel momento. La procura concluderà per l'assoluta irrilevanza, ai fini del dibattimento, della nota del SISMI.
Cronologia
- ottobre 1973: scoperta la "congiura della Rosa dei Venti", un piano rìvolto alla realizzazione di un colpo di stato attraverso sei fasi. Fra l'altro sono prevìsti avvelenamenti di acquedotti con uranio radioattivo, attentati ad uomini politici e la fucilazione di sindacalisti, parlamentari ed esponenti di partiti di sinistra ecc. per un totale di 1.624 persone. La Rosa dei Vénti, su cui indaga il giudice Giovanni Tamburino, è composta da 20 organizzazioni di estrema destra e gruppi clandestinì di militari, coordinata da un vertice in cui risiedono 87 ufficiali superiori distribuiti in tutti i corpi militari ed in tutti i servizi di sicurezza. - 17 dicembre 1973: nell'inchiesta sulle intercettazioni telefoniche emerge che le linee controllate illegalmente sono oltre 2.000. - 9 gennaio 1974: oltre 100 comunicazioni giudiziarie ad esponenti di "Avanguardia Nazionale" per ricostituzione del partito fascista. - 20 gennaio 1974: bomba esplode alla Stazione Termini di Roma, nessuna vittima. - 21aprile1974: attentato al plastico contro la linea ferroviaria Bologna- Firenze; evitata per caso la strage, rivendicazione di "Ordine nero". - 25 aprile 1974: Treviso, bottiglia molotov contro l'auto del giudice Macrì (rivendicazione di Ordine Nero). - 27 aprite 1974 Trieste: bomba ad alto potenziale contro il liceo sloveno rivendicata dai fascisti. - 10 maggio 1974: ondata di attentati fascisti, bombe a Milano, Bologna, Ancona, firmate da ON. - 4 agosto 1974 San Benedetto Val di Sambro, una bomba esplode sul treno ltalicus: 12 morti e 105 feriti.
- 29 dicembre 1974: concentrate a Roma tutte le inchieste sulle "trame nere" (Rosa dei Venti, golpe Borghese, ON, ecc.).
Le forze politiche in Parlamento
SITUAZIONE POLITICA
Presidente della Repubblica: Giovanni Leone
Presidente del Consiglio : Mariano Rumor
Composizione del Governo : DC. PSI, PSDI
Durata del Governo : 14.3.1974 - 3.10.1974